"un pomeriggio di tre anni fa, mentre stavo sul divano a leggere, un`idea mi ha trapassata come un raggio dall`astronave dei marziani. vorrei raccontare cosi` l`ispirazione di questo romanzo, ma penso fosse un`idea che avevo da tutta la vita. `sappiamo gia` tutto di noi, fin da bambini, anche se facciamo finta di niente` dice lea, la protagonista della storia. ho immaginato una donna che capisce di non doversi piu` vergognare del suo lato buio, l`ansia. lea odia l`ansia perche` sua madre ne era devastata, ma crescendo si rende conto di non poter sfuggire allo stesso destino: e` preda di pensieri ossessivi su tutto quello che non va nella sua vita, che, a dire il vero, funzionerebbe abbastanza. ha tre figli, un lavoro stimolante e shlomo, il marito israeliano di cui e` innamorata. ma la loro relazione e` conflittuale, infelice. `shlomo sostiene che innamorarci sia stata una disgrazia. credo di soffrire piu` di lui per quest`amore disgraziato, ma shlomo non parla delle sue sofferenze. shlomo non parla di sentimenti, sesso, salute. la sua freddezza mi fa male in un punto preciso del corpo.` perche` certe persone si innamorano proprio di chi le fa soffrire? e fino a che punto il corpo puo` sopportare l`infelicita` in amore? nella vita di lea improvvisamente irrompono una malattia e nuovi incontri, che lei accoglie con curiosita`, quasi con allegria: nessuno e` piu` di buon umore di un ansioso, di un depresso o di uno scrittore, quando gli succede qualcosa di grosso." (daria bignardi) |