furibondo per la bocciatura di un suo brillante progetto di legge, attilio abbandona la carriera politica e si ritira in montagna, tra boschi e trattori. condivide le sue giornate con la piccola comunita` agreste che lo circonda: la vita all`aperto e` la sua guarigione. ma i ricordi incombono. hanno la forma immateriale dei rapporti personali irrisolti, delle parole sprecate in televisione, delle occasioni perdute quando viveva in societa`. e hanno l`ingombro fisico degli oggetti che il passato ha accumulato attorno a lui. casse e casse di libri, lettere, fotografie, documenti, mobili tarlati, cianfrusaglie. il canape` di zia vanda, liso e minaccioso, e` il condottiero indiscusso di quello che attilio considera un esercito invasore. vorrebbe liberarsi di quelle cataste e comincia a progettare roghi, per ridurre in cenere il lascito delle vite altrui. sogna leggerezza, un cammino piu` spedito, piu` libero, sollevato dal ricatto della memoria. fatalmente, brucera` quello che non avrebbe dovuto bruciare, in un finale di partita segnato dal classico colpo di scena e dominato dalla presenza delle donne: una moglie sempre in viaggio, la sorella femme fatale, la vicina di casa bulgara. attraverso l`eroe attaccabrighe e insofferente del romanzo, michele serra guarda allo spirito dei tempi facendone emergere la rabbia, l`inconcludenza, la comica mediocrita`. ma anche le piccole illuminazioni che salvano la vita. |