"la liberta` di manifestazione del pensiero rappresentava la "pietra angolare" della democrazia. ma ormai non e` piu` cosi`: non siamo piu` liberi di pensare i nostri stessi pensieri. la trappola scatta il 4 dicembre 2009, quando google avverte gli utenti che da allora in poi avrebbe personalizzato il proprio motore di ricerca. significa che i risultati cambiano a seconda delle ricerche precedenti, del computer da cui stiamo interrogando google, del luogo nel quale ci troviamo. piu` che una riforma, una rivoluzione, che si propaga immediatamente agli altri giganti della rete, da apple a microsoft, da amazon a facebook, a twitter, a whatsapp. ciascuno di loro succhia dati mentre navighiamo online, carpisce i nostri gusti, le nostre opinioni, le nostre frequentazioni telematiche, per venderle poi agli inserzionisti, che in questo modo possono inseguirci con una pubblicita` tagliata su misura. queste tecniche di profilazione mettono in gioco la possibilita` di rapportarci gli uni agli altri, d`aprirci al mondo esterno. i filtri che agiscono sul web tendono a proporci all`infinito le stesse fonti da cui gia` ci siamo alimentati, le stesse opinioni, le stesse informazioni. e la rete diventa un po` come uno specchio, una superficie riflettente dove non si moltiplica l`immagine del mondo bensi` quella dei singoli individui. la nuova condizione umana e` cosi` una solitudine di massa che ci lascia senza democrazia, dato che quest`ultima si nutre del confronto tra punti di vista eterogenei. quale regime potra` sostituirla? il regno dell`uroboro, serpente che si morde la coda, formando un cerchio chiuso. il regno dell`autoreferenza." (dall`introduzione di michele ainis) |