montana, 1924. tra le pianure selvagge del vecchio west, a cui fa da sfondo una collina rocciosa che ha la forma di un cane in corsa, sorge il ranch piu` grande dell`intera valle, il ranch dei fratelli burbank. phil e george burbank, pur condividendo tutto da piu` di quaranta anni, non potrebbero essere piu` diversi. alto e spigoloso, phil ha la mente acuta, le mani svelte e la spietata sfrontatezza di chi puo` permettersi di essere se stesso. george, al contrario, e` massiccio e taciturno, del tutto privo di senso dell`umorismo. insieme si occupano di mandare avanti la tenuta, consumano i pasti nella grande sala padronale e continuano a dormire nella stanza che avevano da ragazzi, negli stessi letti di ottone, che adesso cigolano nella grande casa di tronchi. chi conosce bene phil ritiene uno spreco che un uomo tanto brillante, uno che avrebbe potuto fare il medico, l`insegnante o l`artista, si accontenti di mandare avanti un ranch. nonostante i soldi e il prestigio della famiglia, phil veste come un qualsiasi bracciante, in salopette e camicia di cotone azzurra, usa la stessa sella da vent`anni e vive nel mito di bronco henry, il migliore di tutti, colui che, anni addietro, gli ha insegnato l`arte di intrecciare corde di cuoio grezzo. george, riservato e insicuro, si accontenta di esistere all`ombra di phil senza mai contraddirlo, senza mai mettere in dubbio la sua autorita`. ogni autunno i due fratelli conducono un migliaio di manzi per venticinque miglia, fino ai recinti del piccolo insediamento di beech, dove si fermano a pranzare al mulino rosso, una modesta locanda gestita dalla vedova di un medico morto suicida anni prima. rose gordon, si vocifera a beech, ha avuto coraggio a mandare avanti l`attivita` dopo la tragica morte del marito. ad aiutarla c`e` il figlio adolescente peter, un ragazzo delicato e sensibile che, con il suo atteggiamento effeminato, suscita un`immediata repulsione in phil. george, invece, resta incantato da rose, al punto da lasciare tut |