la frase detta quasi come un`ovvieta` da una giovane neuropsichiatra a gianluca nicoletti, padre di tommy - un ragazzone autistico di vent`anni con una capacita` espressiva limitata all`universo di un bimbo di tre -, e` di quelle che hanno il potere di cambiare una vita. anche perche` confermata ufficialmente dai risultati di test mirati e dalla successiva diagnosi, clinicamente precisa e inequivocabile: sindrome di asperger, un disturbo dello spettro dell`autismo associato spesso, come in questo caso, a un alto quoziente intellettivo. alla luce di tale sconvolgente consapevolezza, tutto assume contorni diversi e muta bruscamente di segno. il presente, che, vissuto nell`impegno totalizzante di procurare a tommy la massima felicita` possibile e di immaginare un futuro decente per lui quando sara` solo, si arricchisce ora di nuovi significati, perche` la scoperta della comune neurodiversita` tra padre e figlio rischiara e rafforza la visceralita` di un legame in cui non e` piu` cosi` chiaro chi dei due da` o riceve aiuto. il passato, come dimostra la spietata autoanalisi con cui nicoletti rivisita e reinterpreta in chiave , senza ipocrisia ne` falsi pudori, le fasi cruciali della propria esistenza: l`infanzia solitaria, il tormentato rapporto con la famiglia, i successi e i fallimenti professionali, le relazioni sentimentali, la paternita`, i tic e le idiosincrasie personali, ritrovando in ognuna il filo rosso di un`incolmabile distanza dai valori e dai comportamenti della maggioranza neurotipica. e soprattutto il futuro, che, tra relazioni mediate da strumenti digitali e abbattimento di strutture affettive tradizionali e rassicuranti, sembra destinato a fare degli autistici ad alto funzionamento l`avanguardia piu` credibile di un prossimo salto evolutivo rispetto alla socialita`. io, figlio di mio figlio e` un`appassionata e coraggiosa autoriflessione rivolta in particolare, anche se non s |