samuel beckett e` stato a lungo conosciuto, e venerato, anche per la sua aura, dovuta all`aspetto fisico, all`inaccessibilita` e al singolare dono per cui certe sue battute - scritte o recitate che fossero - entravano subito nella leggenda e nell`uso quotidiano. ma soprattutto colpiva, intorno a lui, una zona di silenzio, che era in primo luogo una cifra stilistica. cosi`, di fronte alle sue lettere straripanti torna in mente il celeberrimo slogan inventato dai produttori di ni`notchka per la garbo: beckett parla! si`, perche` nelle sue lettere beckett parla, moltissimo, e di tutto: del suo primo datore di lavoro, ; delle regioni piu` impervie della psiche, che esplorava con l`aiuto di wilfred bion; delle numerose lingue che abitava, e da cui spesso si sentiva posseduto; della miseria in cui era costretto a vivere; della stupefacente quantita` di rifiuti editoriali accumulati dal suo primo romanzo, murphy ; e dei suoi viaggi in europa, su cui spicca una straordinaria esplorazione della germania di hitler, in cui beckett si addentra con il proposito di vedere quadri degli antichi maestri ma anche dei moderni, esattamente quelli che i nazisti, ritenendoli degenerati, avevano appena tolto dalla circolazione. a tratti, le pie`ce che il giovane viaggiatore avrebbe scritto dopo la guerra sembrano ispirate a fatti realmente accaduti e il appare qualcosa di piu` che un programma estetico. e, a libro chiuso, si ha la sensazione rara che, con beckett, le sorprese siano appena cominciate. |