. e l`incipit di questa raccolta di scritti, l`ultima curata da john berger, scomparso il 2 gennaio 2017, ed e` anche la frase inaugurale del testo che apre il libro, un sorprendente autoritratto in cui a essere propriamente ritratta non e` la persona dello scrittore, ma la lingua. lo scrittore e`, nelle sue pagine, soltanto colui che, con qualche riga posta su un foglio, lascia che . l`idea che la lingua sia in cui le parole accolgono perennemente altre parole in una interna e continua confabulazione, mostra quale rapporto john berger intrattenga con la scrittura e, in generale, con l`universo dei segni. una relazione con una infinita, misteriosa potenzialita` che attraversa tutti i linguaggi, quelli articolati, ma anche quelli inarticolati; quelli verbali, ma anche quelli non-verbali, gli idiomi parlati dall`insieme degli esseri viventi. il disegno, che puntualmente accompagna le parole nei testi di berger, non e` affatto, da questo punto di vista, un ornamento della scrittura, ma la forma forse piu` alta di fedelta` al corpo della lingua cosi` intesa. come scrive maria nadotti, nella postfazione in cui ripercorre il suo lungo sodalizio con l`autore, . |