anche luciano de crescenzo, come tutti i comuni mortali, un giorno decide di imbiancare casa, con quel che ne consegue: sgombrare, riordinare, eliminare, inscatolare, in breve mettere ordine nel caos accumulato negli anni. "a darmi una mano" racconta "e` stata mia figlia paola. a un certo punto, tra le tante scatole ne ho ritrovata una che avevo messo da parte un po` di tempo fa, e in cui avevo conservato vecchie fotografie. `paola, vieni a vedere come sono belle queste foto! ma chi l`ha fatte?` e lei: `chi puo` averle fatte se non tu!` `ora che mi ci fai pensare, forse fanno parte di quella serie di foto su napoli che ho scattato negli anni sessanta... lo vedi com`era bella la nostra citta`? paole`, sient` a me, ogni luogo del mondo avrebbe bisogno di un po` di napoli, perche` napoli non e` una semplice citta`, ma uno stato d`animo!` la scrittura non e` stata la mia prima passione... prima di ricorrere alle parole, la napoli dei quartieri, quella dei panni stesi al sole, dei numeri al lotto, dei misteri, l`ho raccontata con la macchina fotografica. il primo problema che mi ritrovai ad affrontare era come fotografare le persone senza bisticciare. di solito fingevo di essere uno straniero, e per la precisione un tedesco. i napoletani sono da sempre gentili con i turisti, infatti mi lasciavano fare, senza opporre resistenza. anzi, a volte si mettevano anche in posa. alcuni scatti pero`, preferivo rubarli. per farlo ricorrevo a due cascetelle di mia invenzione. ora, per chi non e` pratico della lingua napoletana, la cascetella altro non e` che una piccola scatola. le mie erano nere e di diverse dimensioni: una un po` piu` grande, simile a una valigetta quarantott`ore, e una un po` piu` piccola, quasi delle dimensioni di un borsello. entrambe erano munite di una tracolla e di un foro per l`obiettivo. mimetizzavo al loro interno la macchina fotografica, e grazie a un piccolo cavo che nascondevo nella manica della giacca potevo attivare lo scatto. cosi` passeggiavo pe |