da bambino giorgio falco amava la divisa da autista degli autobus, che il padre indossava ogni giorno per andare al lavoro, tanto che a carnevale voleva vestirsi come lui, anziche` da zorro, chissa` se per emularlo o demolirlo. questo romanzo autobiografico non puo` che cominciare cosi`, con la storia del padre: solo raccontando l`epopea novecentesca del lavoro come elevazione sociale, come salvezza, falco ne puo` testimoniare il graduale disfacimento, attraverso le proprie innumerevoli esperienze professionali, cominciate durante il liceo per pagarsi una vacanza mai fatta. operaio stagionale in una fabbrica di spinette che raffigurano cantanti pop, il papa e gesu`, per 5 lire al pezzo. venditore della scopa di saggina nera jugoslava, mentre in jugoslavia imperversava la guerra. aspirante imprenditore di un`agenzia che organizza . redattore di finte lettere di risposta ai reclami dei clienti. una lunga catena di lavori iniziati e persi, che lo conduce alla scelta radicale di mantenersi con le scommesse sportive. e la fine, o solo l`inizio. perche` questa e` anche la storia - intima, chirurgica, persino comica - di un lento apprendistato per diventare scrittore. e di come possa vivere un uomo incapace di adattarsi. |