nel 1888, quando arrivo` in italia nemmeno venticinquenne, il giovane dandy e aspirante letterato bernard berenson era gia` alla sua seconda incarnazione: nella precedente era stato il figlio di un venditore di stoviglie ebreo lituano, emigrato a boston; ora, pur privo di ricchezze proprie o credenziali accademiche, si apprestava a diventare il portentoso conoscitore dello stile degli antichi maestri che il capitalismo sanguigno, dirompente, vorace della gilded age avrebbe eletto a propria guida nel mercato dell`arte. sopravvissuto alla guerra e all`occupazione tedesca, terminera` i suoi giorni a novantaquattro anni, nel contemplativo, erudito splendore della sua principesca dimora fra i colli fiorentini, ma con l`amara consapevolezza di aver messo il suo prestigio al servizio dei grandi mercanti. sullo sfondo di incoercibili forze storiche, gli amori e i segreti patti d`affari, l`imbarazzo e insieme l`attrazione per le proprie origini, i meriti intellettuali e i venali sotterfugi di colui che insegno` al mondo a leggere botticelli (un suo dipinto, diceva, ) e gli affido` "i pittori italiani del rinascimento", nitidamente tratteggiati da rachel cohen, ci restituiscono una figura inimitabile, i cui avrebbe detto il vasari . |