dai labirinti sotterranei di una memoria legata a un passato anche remoto, o addirittura pre-natale, affiorano brandelli di messaggi, volti e nomi di figure parentali, eventi di presenze ormai inghiottite dal tempo e dai paesaggi che li videro agire e soffrire, nella irredimibile solitudine dei loro destini. antonella anedda in "salva con nome" ci conduce, con fermezza di voce asciutta e tagliente - cucendo con pazienza le proprie parole, come su un ramo il comporsi delle foglie - in una dimensione inquieta tra l`atemporale e l`onirico, dove le immagini si affacciano, quasi spettrali, pronte a dissolversi a contatto con l`aria. solo il nome, solo la forza della parola riesce a salvarle: una parola, peraltro, sempre fortemente radicata nelle cose, nella realta`, nell`origine, come vediamo anche dall`uso, pur molto controllato, della lingua sarda. una realta` che riesce a evidenziarsi attraverso i numerosi frammenti sparsi di una minuta quotidianita` domestica, dai particolari di una condizione di precarieta` ineludibile dove l`idea della morte - o la sua presenza condotta dal ricordo o dall`ansia - coesiste stabilmente, compenetrata nelle cose e negli esseri su cui gli occhi della poesia vengono a posarsi. |