e con queste parole che flavio caroli apre "storia di artisti e di bastardi", rivolgendosi alla sua giovane nipote, aspirante storica dell`arte: quasi un breve programma, una premessa che detta il tono, le intenzioni e il passo. da qui il racconto si muovera` rapido, ripercorrendo gli anni sessanta, settanta e ottanta, in cui per un giovane e appassionato storico dell`arte non era sufficiente lo studio rigoroso e libero degli antichi maestri; bisognava partecipare, e attivamente, alla scena dell`arte contemporanea, quella brillante societa` mondana fatta di artisti e mecenati, geni e farabutti, attrici, stilisti, biennali e viaggi. di pagina in pagina, caroli alterna ricordi personali e aneddoti, considerazioni sul nostro presente e piccole fulminanti lezioni di critica d`arte. che ci parli del suo primo incontro con michelangelo antonioni, bello e lontano, sul set di deserto rosso, o della sofferta, consapevole depressione di van gogh, che ci racconti i ritrovati e poi perduti dipinti del guercino o i suoi incontri notturni con lucio dalla, che ci riveli le pulsioni di morte di un pasoliniano andy warhol o la furia di marina abramovic, la sua voce ci arriva sincera e palpitante, immersa nelle storie che narra con la naturalezza del grande storico e divulgatore. "storia di artisti e di bastardi" si rivela cosi` forse il suo libro piu` personale: una divertente controstoria dell`arte contemporanea, un album di ricordi e uno spregiudicato memoir epistolare, ma anche un testamento spirituale che contiene, condensata, l`eredita` artistica di un`epoca intera, perche` solo chi era presente e l`ha vissuta in prima persona puo` |