in un`intervista del 2015 al new york times, alla domanda su chi fosse il suo scrittore preferito di tutti i tempi, stephen king ha risposto: don robertson. alcuni anni prima, aveva ospitato nel catalogo della sua casa editrice questo libro crudo e scioccante, l`inclemente testamento di un autore dal percorso irregolare, celebrato e poi trascurato, difficile da classificare, se non rifugiandosi nella definizione che ne ha dato stesso king nella sua introduzione al romanzo: "uno dei piu` grandi scrittori meno conosciuti degli stati uniti". l`uomo autentico e` il libro di un robertson quasi sessantenne, e forse non a caso parla di vecchiaia, di illusioni tradite, di domande rimaste fatalmente senza risposta. lo fa aggirandosi tra i fumi di petrolio di houston, in texas, per raccontare la storia di herman marshall, un uomo semplice, uno come tanti, che realizza con orrore, nell`ultima stagione della vita, di aver raccolto soltanto sconfitte e stanchezza. ha ucciso i tedeschi in guerra, e` stato piantato per anni sul sedile di un camion, ha visto un figlio soffrire le pene dell`inferno e andarsene; ora passa il tempo ad accudire la moglie malata e a bere birra insieme a un gruppo di vecchi come lui. annientato dall`ennesimo dolore, herman marshall decide di mettere in atto suo personale regolamento di conti, la sua disperata vendetta contro la vita, in un finale duro e feroce, che lascia senza respiro. introduzione di stephe king. |