con "l`immagine-tempo", dopo "l`immagine-movimento", gilles deleuze conclude la sua radicale rielaborazione del pensiero sul cinema, pervenendo a una ridefinizione dell`essenza della settima arte. la teoria per lui non si fonda sul cinema ma sui concetti da questo suscitati, e deleuze tratta i grandi registi come i pittori o i musicisti: autori che parlano meglio di altri di quel che fanno, tramutandosi cosi` in filosofi, anche se hawks non voleva teorie e godard finge di disprezzarle. perche` sono proprio i concetti del cinema e non le teorie a creare l`unicita` dell`arte cinematografica, ed e` per questo che non bisogna chiedersi , ma se al centro del primo volume vi era l`unitarieta` organica che contraddistingue il cinema classico, qui invece il filosofo si concentra sulle rotture, i tra i piani tipici del cinema moderno, quello nato nel secondo novecento con il neorealismo. un libro di filosofia scritto attraverso il cinema, che incrocia l`opera di molti registi: da rossellini e visconti a fellini e antonioni, da welles e kubrick a ozu e bresson, dalle esplosioni della nouvelle vague (resnais, godard, rohmer) a cassavetes e gli autori del nuovo cinema tedesco. |