gli anni non impediscono a montalbano di riaccedere alle venture e agli incanti dell`esperienza adolescenziale: all`inadeguatezza emotiva, alle fantasticaggini, ai risalti del cuore, ai turbamenti, alla tenera e trepida lascivia; alle affezioni precipitose, anche: dagli scoppi d`ira, agli schianti di gelosia. conosce a memoria la poesia "adolescente" di vincenzo cardarelli. recita a se stesso i versi sul "pescatore di spugne", che avra` la sua "perla rara". e sa, non senza diffidenza e discorde sospetto di decrepitezza, quando piu` e quando meno, tra il lepido e il drammatico, che "... il saggio non e` che un fanciullo / che si duole di essere cresciuto". non crede invece, alla sua "saggezza", la fidanzata livia. e scambia per un tratto di guasconeria la confessione di un tradimento, fatta con la schiettezza propria dell`eta` men cauta. montalbano e` stato folgorato dalla bellezza, sensualmente sporca di vita, della giovane angelica. un misterioso personaggio, nascosto in un gomito d`ombra, confonde il commissario con una giostra di furti architettati geometricamente, secondo uno schema d`ordine di pedante e accanita astuzia. quale sia la posta in gioco e` da scoprire. la vicenda e` ingrovigliata e ha punte d`asprezza. e intanto montalbano si vede in sogno, costretto in un`armatura di cavaliere, e buttato dentro un torneo. fuor di sogno, nel vivo delle indagini, irrompe, in questa "gara" similariostesca, la nuova angelica. |