quale via d`uscita per l`insegnante di fronte alle tante impasse con l`allievo, la classe, i genitori, l`istituzione? il rapporto con l`allievo e` affettivo prima che intellettivo e per raggiungere i risultati sperati e` indispensabile che il docente comprenda cio` che si agita sia nella propria mente sia in quella dell`altro. purtroppo, pero`, non sempre e` facile. la comunicazione puo` essere disturbata e la relazione non funzionare. come puo` uscirne? occorre che l`insegnante si ascolti nella relazione. solo cosi` potra` arrivare a una nuova, sinfonica visione, per percepire, attraverso il prisma del gruppo, tutte le frequenze d`onda dei messaggi inconsci che compongono i rapporti umani. dovra` crearsi uno spazio per pensare i pensieri e gli affetti, togliere gli scheletri dall`armadio, integrare le zone d`ombra, intuire nuovi significati e collegamenti. conosciuto se stesso, l`insegnante potra` contribuire a "metabolizzare" quei contenuti mentali che hanno creato smarrimento e blocco negli allievi (o in se stesso, per burnout). educare e` cosa di cuore: non esistono ricette preconfezionate, ma occorre, soprattutto per i bes, camminare nelle scarpe dell`altro e compiere interventi su misura. gli insegnanti si ritrovano allievi ammalati del "troppo pieno", annoiati e anestetizzati. alcune madri sembrano incapaci di alfabetizzare alle emozioni, offrendo stabilita`, mentre alcuni padri appaiono incapaci di conferire riconoscimento e d`indicare strade, aprendo all`autonomia. rimane l`insegnante: a "servire il pranzo" con simpatia, a seminare il campo con autorevolezza, a divenire quel nuovo eroe atteso dagli allievi, in grado di provocarli a progettarsi, a essere in piedi pronti all`azione, riaccendendo desiderio e speranza. |