Il linguaggio con cui il pastore della Chiesa si rivolge all’umanità nelle encicliche, nelle bolle e nelle lettere è espressione dell’importanza che la sua parola occupa nel mondo. È un indizio rivelatore delle diverse modalità e dell’autorevolezza con cui di volta in volta i papi si sono proposti come leader. Le oscillazioni del tono, ora arrogante ora mellifluo, ora sicuro ora lamentoso, e la comparsa di nuove parole in precedenza impensabili – quand’è che per la prima volta un papa usa la parola proletariato? – sono la spia inequivocabile del ruolo che la Chiesa ritiene di esercitare. A partire dalle parole di papa Francesco, attraverso l’analisi di quindici encicliche dall’anno Mille a oggi, Alessandro Barbero racconta la Chiesa medievale, capace di sbalorditiva violenza verbale contro i suoi nemici, e la Chiesa del Rinascimento, alle prese con la Riforma protestante e la scoperta dell’America. E poi, la Chiesa reazionaria del Sette-Ottocento, chiusa nell’ottuso rifiuto della modernità, i primi segnali di apertura con la Rerum Novarum di Leone XIII, fino a quel Novecento in cui Giovanni XXIII, con la Pacem in terris, si candida di nuovo alla guida morale dell’umanità. |