nel 1967 manganelli dirige la serie italiana di una collana einaudi. a preoccuparlo e` la veste grafica, che con il suo opaco grigio rende i volumetti simili ad "antichi, nobili epitaffi": "e si veda il bell`egualitarismo del procedimento, che pareggia miopi, presbiti, ipermetropi, daltonici ed astigmatici in una comune, edificante inettitudine a leggervi alcunche`" commenta. bastera` questo passaggio di una comunicazione "di servizio" per far capire che tipo di consulente editoriale sia stato manganelli: eccentrico e brillante, sempre pronto a sfoderare uno humour di volta in volta giocoso, paradossale, corrosivo. ma non ci si inganni: manganelli e` stato un editor (e traduttore) tutt`altro che sedizioso: disciplinatissimo, piuttosto, duttile e minuzioso. un editor capace di progettare collane e costruire libri, suggerire titoli, periziare traduzioni con estroso rigore: "... qualche volta la traduttrice tende a dar piu` colore di quanto non competa a questa gelida carne..." scrive di una ivy compton-burnett che gli era stata sottoposta. ma capace soprattutto di stendere pareri di lettura e risvolti dove astratto furore dello stile, schietta idiosincrasia e verve beffarda celano una micidiale precisione di giudizio: "la sua pagina sa di virtuosa varichina, i suoi periodi vanno in giro con le calze ciondoloni..." (qui la vittima e` doris lessing). una precisione, tuttavia, che nel rifiuto sempre si premura di spogliarsi di ogni drasticita`: "il mio parere e` negativo, ma senza ira". |