quattro anni trascorsi in trincea, in un inferno di orrori, in un lembo di terra tutta buchi e distruzione, tra brandelli di divise, lampi d`artiglieria e missili che solcano il cielo come fiori colorati e argentei... e poi in un giorno del 1918 ecco, improvvisa, la pace. niente piu` mitragliatrici, niente piu` spari, nessun sibilo di granate. comincia la ritirata e il ritorno in germania per ernst e la sua compagnia. trentadue uomini, su piu` di cinquecento fanti partiti all`inizio della grande guerra. attraversano la francia camminando lentamente, con le loro divise stinte e sudicie, i volti irsuti sotto gli elmetti d`acciaio. magri e scavati dalla fame, dalla miseria, dagli stenti. anziani con la barba e compagni smilzi non ancora ventenni, coi lineamenti che segnano l`orrore, il coraggio e la fine, con occhi che ancora non riescono a capire: sfuggiti al regno della morte, ritornano davvero alla vita? lungo la strada incontrano i nemici, gli americani. indossano divise e mantelli nuovi, scarpe impermeabili e della misura giusta. hanno armi nuove e tasche piene di munizioni. sono tutti in ordine. al loro confronto ernst e i suoi hanno l`aspetto di una vera banda di predoni. eppure, una sola parola sgarbata e si lancerebbero all`assalto, selvaggi e sfiatati, pazzi e perduti. arrivano in germania di sera, in un grosso villaggio. qualche festone appassito pende sopra la strada. |