"sono un uomo dal carattere veemente, con violenti entusiasmi ed estrema smoderatezza in tutte le mie passioni" scriveva oliver sacks in un articolo apparso il 19 febbraio 2015 sul "new york times", nel quale annunciava, con brutale sobrieta`, di soffrire di un male incurabile. e quindi inevitabile che "in movimento", la sua autobiografia, sia innanzitutto una rassegna di passioni, descritte con la lucidita` dello scienziato e l`audacia dello psiconauta, con la schiettezza del diagnosta e il gusto per la digressione di un dotto seicentesco. e sara` un piacere, per i lettori di sacks, sentirlo parlare di se`: dell`ossessione per le moto e il sollevamento pesi, della dipendenza dalle amfetamine, del lacerante rapporto con il fratello schizofrenico e con la madre (il "piu` profondo e forse, in un certo senso, piu` vero della mia vita"), di quando disintegro` per l`ammirazione unita alla frustrazione un libro di aleksandr lurija, il fondatore della neuropsicologia e di quella "scienza romantica" a cui sarebbe sempre rimasto fedele. alla fine, non si potra` evitare di riconoscere che oliver sacks e` stato il piu` romanzesco di tutti i personaggi romanzeschi di cui ha scritto. soprattutto, questo resoconto di studi e amicizie, legami sentimentali e debiti intellettuali, abitudini e fissazioni e` un`ulteriore riprova che per sacks il "delicato empirismo" di goethe non era un semplice metodo di ricerca, ma uno stile di vita. |