"c`e` un momento nella vita in cui viene voglia di raccontare i propri pensieri, gli incontri, i desideri, le sofferenze, la gioia e la fatica del vivere, l`allegria e la tristezza. a me e` venuto in mente da molto tempo e l`ho anche fatto nei libri che ho scritto e l`ho cercato in quelli che ho letto, ma non ho mai usato la forma del diario. adesso, forse perche` sono vicino alla fine del viaggio, quella voglia m`e` venuta". guardando ai grandi modelli classici, dagli essais di montaigne allo zibaldone di leopardi, eugenio scalfari compone con sapienza e fervido acume il suo breviario filosofico, personalissimo e universale. il passato infatti e` un deposito. vive nella memoria, cambia con la memoria. non e` un cimitero, niente affatto, piuttosto una sorgente a cui attingere riflessioni, letture amate, aneddoti. per la prima volta nella scrittura di scalfari, e` la forma letteraria del diario a dare scansione al pensiero. a essere registrati non sono tanto gli accadimenti, ma i mutamenti interiori generati dalla realta` intorno. l`insoddisfazione per la classe dirigente attuale, per esempio, e per il popolo che la seleziona ed elegge. l`esigenza di riaccostarsi a certi classici del pensiero politico, da bakunin a mazzini a machiavelli. ma anche il ricordo intimo di momenti dolorosi, privati e pubblici, che lo hanno portato al pianto. un nuovo tassello di quel mosaico intellettuale che eugenio scalfari va disegnando libro dopo libro... |