"erano gli anni ottanta - e le chiedevo se aveva messo `pen on paper`, come amava dire marella. a volte si`, piu` spesso no, rispondeva. c`erano sempre troppe cose che succedevano e si succedevano. eppure le pagine lentamente si depositavano. ma non sarebbero mai state rievocazioni arrotondate, piallate, aggiustate da quella somma falsaria che e` la memoria. erano schegge di infanzia e adolescenza, giustapposte, imperiose. fra vaste lacune, si disponevano in una sequenza di tracce vivide: impressioni, espressioni, vestiti, colori, frasi, materie, piante, odori, accenni di sentimenti, che si profilavano e si nascondevano. nomi di luoghi che schiudevano immagini accessibili soltanto a chi ne stava scrivendo. innanzitutto una villa, `i cancelli`, sulle colline di firenze, dove era apparsa "la signora goca`", in un gioco di bambini. e poi ratzotz, balta-liman, il roncaccio. alla fine, roma. la psicologia: sempre implicita, mai dichiarata, come se stesse a poco a poco uscendo dal bozzolo dell``opaca adolescenza`. e, piu` ancora della narratrice, illuminava di sguincio la madre margaret, i fratelli carlo e nicola, il padre filippo, la nonna meralda, le prime amiche, che avevano lasciato un segno indelebile. e un mondo intero, fascinoso e angoscioso, che si sarebbe dissolto per sempre con la fine della guerra e il boogie-woogie." (r. c.) |