"l`idea del theatro" e` fra le opere che meglio incarnano lo splendore che l`arte della memoria - nutrita di ermetismo e lullismo, neoplatonismo e suggestioni magiche, astrologiche e cabalistiche - conosce nel cinquecento. rispetto ai trattati mnemotecnici lo scarto e` vertiginoso: la griglia di classificazione che il suo autore, giulio camillo, ci offre (quarantanove "luoghi", contrassegnati da una o piu` immagini, che nascono dall`incrocio fra l`ordine verticale dei sette pianeti e quello orizzontale dei sette gradi) funziona infatti come una scacchiera che, grazie al movimento e alla combinazione delle sue componenti, e` in grado di generare nuovi significati e nuovo sapere: come una mente artificiale, dunque, sicche` ricordare diventa pericolosamente simile a creare, o ricreare, il mondo. ma c`e` molto di piu`: lina bolzoni, che ne ha a lungo indagato l`intricatissima e frammentaria tradizione manoscritta, ci rivela infatti che "l`idea del theatro" e` in realta` solo la sintetica rievocazione di un immane progetto, un teatro della memoria (o casa della sapienza) la cui natura resta incerta (libro, edificio, maquette di legno, modello puramente mentale), ma che intravediamo audacemente sospeso tra idea e macchina, metafisica e mito alchemico. un progetto cosi` ammaliante da sedurre intere generazioni e da riaffiorare nelle forme piu` sorprendenti e imprevedibili: da una misteriosa villa in friuli descritta dal doni sino alle opere d`arte contemporanee di marino auriti e achilles rizzoli. |