"la mia vita e` una storia di parole pensate", affermava grazia livi, giornalista, raffinata scrittrice e acuta critica letteraria. e con le parole e le vite di alcune delle maggiori figure del novecento - simone de beauvoir, colette, virginia woolf, gertrude stein, gianna manzini, ingeborg bachmann, anna frank, anna banfi, carla lonzi, agnes bojaxhui (madre teresa di calcutta) - si confronta in "le lettere del mio nome", romanzo-saggio - o "saggio narrante", come lo hanno definito alcuni critici - che le valse il premio viareggio nel 1991 non solo per l`originalita` dell`impianto narrativo ma anche per la sua forte cifra anticipatrice di una modalita` del discorso critico in cui chi scrive non ha paura di mettersi in gioco in prima persona. perche` per una scrittrice, che ritiene che la parola scritta sia "un incanto", le parole dell`altra - delle altre - sono, possono essere, altrettante tappe di un percorso di consapevolezza di se` e di un autonomo sguardo sul mondo. livi ci offre cosi` un`autobiografia intellettuale nel suo divenire, il resoconto di una costruzione dell`io individuale che mantiene un forte aggancio con quel "noi"- le donne - emerso con forza nel contesto culturale e politico del secondo dopoguerra a partire dalla pubblicazione de "il secondo sesso", inaudita cartografia del ruolo materiale e simbolico, della secondarieta`, del non-soggetto femminile nel mondo patriarcale. postfazione di liliana rampello. |