fare il nodo ai lacci delle scarpe, colorare dentro i contorni, lavare bene i denti (anche quelli in fondo), salire scale sempre nuove senza stringere per forza il corrimano. e poi: avere lo sguardo lungo, separare l`ansia dal pericolo vero, vincere, perdere, aspettare, agire, confidarsi, farsi valere, rassegnarsi. a dover imparare tutto cio`, in questo romanzo colmo d`energia e dal potere medicamentoso, sono una donna e il suo bambino. lei ha l`esperienza, mentre lui per capire mira all`essenziale; lei ha occhi pronti a cogliere ogni spigolo, mentre lui da dietro gli occhiali le insegna a leggere il mondo a due dimensioni. davanti a loro si stagliano tutti gli ostacoli possibili, e per fronteggiarli hanno a disposizione molta paura e altrettante armi. la paura e` quella di non farcela, e le armi a ben guardare sono le stesse della letteratura: nominare le cose, percorrerle, trasfigurarle, lasciarle andare. tenendosi per mano - ma chi reggendo chi e` difficile dirlo si muovono tra fisioterapisti e burocrati, insegnanti e compagni di classe, barcollando o danzando, ma sempre stringendo nel pugno una parola difficile che comincia per "h", e che sembra impossibile far germogliare. perche` se hai tatuato addosso il numero 104 - quello della legge sulla disabilita` - e vivi in un mondo "che non ha proprio la forma della promessa", mettere un passo dopo l`altro diventa ogni giorno piu` difficile. ma c`e` chi prima di loro e insieme a loro ha solcato lo stesso mare impetuoso... |