il titolo di questa storia, con la sua premeditata eco shakespeariana (re lear, iii, 2), ci introduce immediatamente nella tonalita` epica, amara e folle che la pervade. l`opera si articola in cinque dialoghi che l`autore, ormai anziano, intrattiene con i suoi avi, sloveni di carinzia, qui piu` giovani dello scrittore che li mette in scena. i nonni, la madre giovanissima, due zii caduti al fronte e due che si sono dati alla macchia per combattere i nazisti, sono tutti riuniti per evocare l`epopea tragica e dimenticata di una minoranza oppressa, ma orgogliosamente protagonista dell`unico episodio di guerra partigiana svoltosi entro i confini del terzo reich. e l`adunata degli avi, plurale proiezione della personalita` e della storia dell`autore, amato e odiato dai suoi e straniero a se stesso, poiche` figlio di una slovena e del nemico germanico. attraverso una serie di profetiche allocuzioni handke da` espressione al proprio conflitto identitario, ma anche al silente e funesto lacerarsi della panglossiana identita` europea. la nazione, "rifugio e prigione", risorge dalla tomba. "la tempesta sta ancora infuriando. tempesta continua. ancora tempesta". |