kweku sai e` morto all`alba, davanti al mare della sua casa in ghana. quella casa l`aveva disegnata lui stesso su un tovagliolino di carta, tanti anni prima: un rapido schizzo, poco piu` che un appunto, come quando si annota un sogno prima che svanisca. il suo sogno era avere accanto a se`, ognuno in una stanza, i quattro figli e la moglie fola. una casa che fosse contenuta in una casa piu` grande - il ghana, da cui era fuggito giovanissimo - e che, a sua volta, contenesse una casa piu` piccola, la sua famiglia. ma quella mattina kweku e` lontano dai suoi figli e da fola. perche` il chirurgo piu` geniale di boston, il ragazzo prodigio che da un villaggio africano era riuscito a scalare le piu` importanti universita` statunitensi, il padre premuroso e venerato, il marito fedele e innamorato, oggi muore lontano dalla sua famiglia? lontano da olu, il figlio maggiore, che ha seguito le orme del padre per vivere la vita che il genitore avrebbe dovuto vivere. lontano dai gemelli, taiwo e kehinde, la cui miracolosa bellezza non riesce a nascondere le loro ferite. lontano da sadie, dalla sua inquietudine, dal suo sentimento di costante inadeguatezza. e lontano da fola, la sua fola. ma le cose che sembrano piu` fragili, come i sogni, come certe famiglie, a volte sono quelle che si rivelano piu` resistenti, quelle che si scoprono piu` forti della storia (delle sue guerre, delle sue ingiustizie) e del tempo. |