le sei narrazioni qui raccolte, a cui si aggiunge un breve scritto, "a e b", che funge quasi da metafora ed "epilogo lirico" per l`intera opera di kis, sono state ritrovate dopo la morte dello scrittore fra i manoscritti inediti. alcuni testi, come il racconto che da` il titolo al libro - l`unico di ambientazione belgradese -, sono autobiografici, altri fanno rivivere personaggi celebri della letteratura centroeuropea, intrecciando vicende immaginarie con fatti storicamente attestati, secondo il modello del "documento-finzione". emergono cosi` da un passato piu` o meno recente le figure di odon von horvath e di endre ady (il senza patria), di ivo andric (il debito), di piotr rawicz (jurij golec), mentre l`ombra di sinjavskij si allunga sul racconto-sogno del "maratoneta". le storie di questo libro, molte delle quali inizialmente destinate all`"enciclopedia dei morti", come suggerisce mirjana miocinovic nelle note critiche, nascono sotto il segno dei drammi epocali del secolo xx, quelli che hanno profondamente segnato kis ispirandone l`opera: l`oppressione dei regimi totalitari, i destini delle vittime - immersi nell`oblio -, l`amarezza dell`esilio, lo sradicamento e la tristezza di chi sopravvive a tragedie silenziose, l`amore angoscioso per gente senza nome e senza tomba. ma su tutto incombono i due temi privilegiati da kis - quello della morte e quello della scrittura, strettamente congiunti. |