l`arte della prima meta` del novecento e` un vorticoso susseguirsi di movimenti e "ismi". difficile dunque definirla in un sistema chiuso e immutabile, meglio, e forse piu` giusto, cercare di catturarne lo spirito di molteplicita` e di contaminazione continua attraverso un programma di mostre temporanee, percorsi visivi, tematici o storici che tengono conto di connessioni, rimandi e affinita` tra artisti anche apparentemente lontani. il secolo breve, racchiuso fra l`illuminazione elettrica del cielo di parigi dall`alto della tour eiffel per l`expo del 1889 e il lampo devastante del fungo atomico a hiroshima, ha forgiato il nostro immaginario di uomini contemporanei, frantumando le certezze del secolo lungo. con queste esposizioni immaginate philippe daverio percorre strade poco battute, e si allontana dai consueti percorsi scolastici, cercando piuttosto assonanze e migrazioni, incontri reali o fantastici fra opere e artisti. klimt, balla, kandinskij, picasso e alcuni altri diventano cosi` i cavalieri dell`arte, che hanno gettato i semi e inventato le "forme" del novecento, e alcuni temi come la danza, l`ansia dell`uomo contemporaneo e la citta`, sono i luoghi, reali o ideali, che raccontano la "joie de vivre", la frenesia e la solitudine dell`esistenza nel xx secolo. |