chi conosce i libri di ian fleming sa che l`agente 007, in realta`, indaga sempre e soltanto sulle ossessioni private del suo autore. come, qui, il commercio internazionale di diamanti, che fleming scopri` leggendo un lungo pezzo uscito nel 1954 sul "sunday times" a proposito di un traffico di preziosi fra new york e la sierra leone (gli stessi set del romanzo), e poi dedicandosi quasi per un anno a ricerche e interviste negli stati uniti. a leggerlo bene, "i diamanti sono per sempre" e` quindi una specie di reportage romanzesco, e una delle sorprese che ci riserva sono le maniacali descrizioni di bar, ristoranti, alberghi, motel, autostrade, deserti americani: polaroid estremamente nitide, che messe l`una accanto all`altra raccontano un sogno che poco a poco si trasforma in un incubo - ad aria condizionata. poi arrivano le sorprese che in fondo ci aspettiamo, come i crudeli rituali e le infernali macchinazioni della malavita americana, ricostruiti con la demoniaca precisione cui fleming ci ha abituato. un quadro gia` complesso, ma quando entra in scena la bond girl piu` spiccia e sentimentale di tutte, tiffany case, le cose si complicano quasi troppo - persino per bond. |