in quel fine ottobre del 1929, sferzato dal vento e da una pioggerella fastidiosa e insistente, a bellano non succede nulla di che. ma se potessero, tra le contrade volerebbero sberle, eccome. le stamperebbe volentieri il maresciallo dei carabinieri ernesto maccado` sul muso di tutti quelli che si credono indovini e vaticinano sul sesso del suo primogenito in arrivo, aumentando il tormento invece di sciogliere l`enigma, perche` uno predice una cosa e l`altro l`esatto contrario. se le sventolerebbero a vicenda, e di santa ragione, il brigadiere efisio mannu, sardo, e l`appuntato misfatti, siciliano, che non si possono sopportare e studiano notte e giorno il modo di rovinarsi la vita l`un l`altro. e forse c`e` chi, pur col dovuto rispetto, ne mollerebbe almeno una al giovane don sisto secchia, coadiutore del parroco arrivato in paese l`anno prima. mutacico, spento, sfuggente, con un naso ben piu` che aquilino, don sisto sembra un pesce di mare aperto costretto a boccheggiare nell`acqua ristretta e insipida del lago. malmostoso, e` inviso all`intero paese, perfino al mite presidente dei fabbriceri, mistico lepore, che tormenta il prevosto in continuazione perche`, contro ogni buon senso, vorrebbe che lo mandasse via. e poi ci sono sberle piu` metaforiche, ma non meno sonore, che arrivano in caserma nero su bianco. sono quelle che qualcuno ha deciso di mettere in rima e spedire in forma anonima ai carabinieri, forse per spingerli a indagare sul fatto... |