questo libro non e` un noir su un delitto di mafia e nemmeno il canto a lutto per la morte di un uomo. di giuseppe fava, delle ragioni per cui la mafia volle colpirlo, dell`infinito e miserabile reticolo di silenzi, compiacenze e connivenze che protesse i suoi assassini, molto e` stato scritto. poco, invece, e` stato scritto su quel gruppo di carusi che nello spazio di una notte si ritrovarono subito adulti, invecchiati, con lo sguardo ferito, l`innocenza smarrita. quella morte mai abbastanza annunciata fu la fine della nostra giovinezza, senza piu` alibi, senza rinvii. non avevamo avuto il tempo di essere preparati, ci sentivamo stolti e felici, spavaldi e immortali, eravamo patroclo, achille, ettore, eravamo ancora tutte le vite che avremmo potuto vivere e poi, di colpo, ci scoprimmo orfani che dovevano crescere in fretta, soldati anche noi, reclute sbandate al primo scontro col nemico. eravamo stati inconsapevoli: dunque, colpevoli. questo libro - scritto a quattro mani racconta quei giorni, quei ragazzi e l`uomo che li tenne a battesimo nella vita. e un racconto che non vuole rivelare fatti, nomi o segreti, ma che ricostruisce il filo dei dettagli che si erano perduti, le risate di petto di giuseppe fava, le sue improbabili partite a pallone, la sua idea sfacciata e rigorosa di giornalismo, la nostra idea scapigliata di quel mestiere, fino all`irrompere della morte, ai pensieri e ai gesti che si fanno improvvisamente adulti, densi, necessari. |