in una stanza immersa nella penombra un donna, giunta all`autunno della vita, si muove lentamente appoggiandosi a un bastone. intorno a lei sculture di ogni tipo. la donna le sfiora e insegue il ricordo di un uomo. un uomo schivo, selvatico, che pero` ha saputo rendere eterno nel legno il sentimento che li ha uniti. ogni statua evoca un episodio della vita avventurosa che quell`uomo ha vissuto e amava condividere con lei, le difficolta` di un`infanzia di poverta` e abbandoni, in cui la piu` grande gioia era stare con i fratelli e i nonni attorno al fuoco, la sera, imparando a intagliare legno, o sentire la vibrante intensita` della natura durante una battuta di caccia. ogni angolo arrotondato delle sculture fa affiorare in maniera dirompente l`orgoglio e la rabbia di quel giovane che, crescendo, aveva voglia di farcela da solo, cancellando le ombre del passato che lo tormentavano. ma quei profili, quelle figure che ancora profumano di bosco, raccontano anche che l`amore puo` trovare pieno compimento solamente nella trasfigurazione, nel sogno, perche` l`unica via per non rovinare quel sentimento vero e cristallino e` allontanarlo dalle mani dell`uomo che, nella sua intrinseca incapacita` di essere felice, finirebbe inevitabilmente per sprecarlo. dai boschi che mauro corona ci ha insegnato ad ascoltare e ad amare si leva in questo romanzo una voce nuova, per molti versi inaspettata, a tratti dolente ma non percio` men energica. |