esaltata da contemporanei come hugo e balzac, studiata nelle scuole e amata dai surrealisti, marceline desbordes-valmore (1786-1859) e` l`unica donna tra i grandi della poesia francese, figura mitica di sperimentatrice autodidatta ed eroina tragica. la sua esistenza - gli amori intensi e disperati, la durezza dell`infanzia, il dolore di madre sopravvissuta ai suoi figli - diventa per stefan zweig materia pulsante di un gioco di specchi, in cui l`opera e la vita si riflettono l`una nell`altra. figlia di un pittore di stemmi caduto in disgrazia, marceline fu prima attrice riluttante e dovette poi affrontare la difficolta` di essere, nell`ottocento, scrittrice e donna. zweig ne indaga con empatia i tormenti e i misteri, mostrando come la violenza delle disgrazie si trasformi in acuta percezione della sofferenza umana, e prenda forma una poesia semplice ma piena d`invenzioni, che apre la strada alle sperimentazioni di verlaine. il libro, alla sua prima traduzione italiana, e` completato da diciassette poesie, una selezione di lettere e una breve antologia critica dove autori come baudelaire e sainte-beuve si confrontano con la poetessa. |