chi e`, oggi, il vero barbaro? e colui che insidia e minaccia la nostra civilta`? e l`altro da noi, e` il diverso, e` lo straniero? o l`autentica barbarie si annida, oggi piu` che mai, in questo nostro occidente che reca anche nel nome l`annuncio del tramonto? per i greci, barbaros e` in origine "colui le cui parole somigliano a un balbettio": e` colui la cui lingua non si comprende. servono secoli di propaganda perche` il barbaro divenga, nell`immaginario collettivo, l`opposto del presunto uomo civile, il nemico contro cui condurre presunte "guerre di civilta`". o, peggio, "di pace". piu` che mai attuali, dunque, le parole di un antico "barbaro" oppositore dell`imperialismo romano, di cui serba memoria tacito: "il massacro e la rapina li chiamano `impero`, e dove fanno il deserto, la chiamano `pace`". piu` che mai attuali le accuse che i barbari troiani, per voce di euripide, rivolgono contro i greci: "siete voi i veri barbari". forse noi, non "barbari" ma malati di civilta`, siamo tornati nostro malgrado all`etimo del termine "barbarie": siamo barbari perche` la nostra lingua non si comprende piu`; perche` le nostre parole non rivelano ma nascondono la realta`. testi di massimo cacciari, franco cardini, adriana cavarero, sergio givone, valerio magrelli, stefano rodota`. |