"ho preso dalla provincia lombarda cinque anziani signori - due coppie e un vedovo, tutti afflitti da malanni piu` o meno disastrosi - e li ho portati in vacanza a nizza. in jaguar. in un hotel a quattro stelle, con in mano un elenco di ristoranti lussuosi e in tasca un`american express a credito illimitato. tra i giardini del cimiez e una clinica privata diretta dal sosia di daniel auteuil, con l`aiuto di un romanzo inedito di frederic prokosch e di una magica sfera di hashish, cesare, che racconta la storia, si mettera` sulle tracce di leo meyer. lo scrittore che negli anni ottanta ha fatto esordire e ha sostenuto come direttore letterario di una nota casa editrice. leo, il suo amico della vita. che dopo anni di misteriosa latitanza riappare li`, a nizza, gli occhi incavati nel volto malato, sul sedile posteriore di un taxi in corsa. lo so che alla fine ne e` uscito un romanzo struggente, con questi cinque anziani a ricapitolare le loro vite in smobilitazione, mentre provano caparbiamente a riallacciare i fili degli affetti. ma cesare e` fermamente deciso a non cedere di un`unghia alla malinconia e al rimpianto. come me, che mentre scrivevo tiravo giu` dagli scaffali wodehouse, carlo manzoni, marcello marchesi, e facevo esorcismi in forma di battute. intanto che nel romanzo, questa volta felicemente, il mistero cresceva e la trama si infittiva." (piersandro pallavicini) |