"in "etichette", apparso per la prima volta nel 1930, evelyn waugh delinea, tra il serio e il faceto, una sorta di casistica del viaggiatore nordeuropeo che, nel corso dei secoli, si e` avventurato dalle nostre parti. si comincia col superstite del grand tour: un giovanotto bennato e facoltoso, come goethe, alexis de tocqueville e stendhal, che sfida sempre qualcuno a duello, ha parecchie avventure erotiche e alla fine torna a casa, pronto per incarichi legislativi. si passa poi al viaggiatore borghese, che da` avvio all`orrendo traffico di chincaglierie e oggetti dozzinali da portare a casa come souvenir e trova piu` economico e conveniente vivere all`estero. e si finisce col viaggiatore novecentesco, che parla con la povera gente nelle osterie lungo la via e vede nella diversita` dei tipi la struttura e l`unita` dell`impero romano. viaggiatori diversi, ma tutti con la medesima convinzione di trovarsi in un paese dalla smodata quantita` di bellezza, cosi eccessiva e straripante da sperperarsi e perdersi. la parola "bellezza" e` il leitmotiv di tutti i grand tour che, dalla fine del settecento, hanno esplorato, interpretato, e in definitiva creato, l`identita` italiana, quell`altro da se` che lo straniero decide a un certo punto di far proprio. "la bellezza circostante" ha scritto una volta brodskij, "e` tale che quasi subito si e` presi da una voglia assolutamente incoerente, animalesca, di tenerle testa, di mettersi alla pari". |