un alternarsi di orrore e solitudine, di incapacita` di comprendere e di essere compresi, in una narrazione che nonostante tutto e` un inno alla vita e alla forza del "sentire". alda merini ripercorre il suo ricovero decennale in manicomio: il racconto della vita nella clinica psichiatrica, tra elettroshock e autentiche torture, libera lo sguardo della poetessa su questo inferno, come un`onda che alterna la lucidita` all`incanto. un diario senza traccia di sentimentalismo o di facili condanne, in cui emerge lo "sperdimento", ma anche la sicurezza di se` e delle proprie emozioni in una sorta di innocenza primaria che tutto osserva e trasforma, senza mai disconoscere la malattia, o la fatica del non sentire i ritmi e i bisogni altrui, in una riflessione che si fa poesia, negli interrogativi e nei dubbi che divengono rime a lacerare il torpore, l`abitudine, l`indifferenza e la paura del mondo che c`e` "fuori". |