"di tutto resta un poco" e` il libro a cui antonio tabucchi ha lavorato, fino all`ultimo, in prima persona, malgrado la malattia e da dentro la malattia, condividendo ogni dettaglio con la curatrice e la casa editrice. e una raccolta di scritti meditata, appassionante, che prende le mosse da un memorabile "elogio della letteratura", di una letteratura capace di "ficcare il naso dove cominciano gli omissis". e inevitabile che, a partire da li`, dalla responsabilita` delle parole per arrivare alla consolazione della bellezza, antonio tabucchi tocchi i temi piu` cari e insieme ai temi le opere e gli uomini (spesso amici) che lo hanno accompagnato. ci sono gli autori frequentati con l`assiduita` dello studioso (pessoa e drummond de andrade, kipling e borges, cortazar e primo levi), quelli sondati dalla veemenza della consuetudine (daniele del giudice, norman manea, enrique vila-matas, mario vargas llosa e tadahiko wada), quelli piu` giovani, illuminati da una lungimiranza severa e affettuosa. e poi ci sono meravigliose pagine sul cinema, che tengono insieme il lirico omaggio alle ali di farfalla di marilyn monroe e la penetrante analisi della gag sovversiva di almodovar. "di tutto resta un poco" e` un libro che accende l`intelligenza, la curiosita`, gli entusiasmi, come ci trovassimo di fronte alla mappa di un territorio che finalmente possiamo visitare, con la complicita` e la guida dello scrittore che lo ha abitato, che lo ha costruito, che lo ha custodito per noi. |