nell`enorme bibliografia sull`argomento, spesso ha prevalso un atteggiamento tendente a vedere nell`antisemitismo un`eccezione nel quadro complessivo della cultura europea. al contrario, l`antisemitismo e` da leggere quale componente di un pensiero politico "rivoluzionario" ostile alla societa` borghese liberale e in aperta concorrenza col socialismo e il marxismo. l`antisemitismo si presenta come un`ideologia di mobilitazione dei ceti medi timorosi di uno sviluppo capitalistico che distrugga la proprieta`, declinandosi quale progressiva finanziarizzazione dell`economia. da qui, di conseguenza, la distinzione degli economisti antisemiti fra un capitalismo positivo e il capitalismo aggressivo della "finanza ebraica", la domanda di un "socialismo dei piccoli proprietari", l`elaborazione del concetto di "razza" quale nuovo legame sociale che sostituisca quello, ritenuto ormai corroso, della societa` borghese liberale, e, soprattutto, il progetto di restituire al "politico" quel primato che, in epoca capitalistica, sembra demandato alla "finanza ebraica". a questo punto, l`antisemitismo, dopo che per decenni, attraverso sociologi ed economisti, da toussenel a hamon, da auguste chirac a malynski, aveva polemizzato contro la finanziarizzazione dell`economia, e` ormai politicamente maturo per incrociare, subito dopo la prima guerra mondiale, le suggestioni dei movimenti politici totalitari, portando in dote una critica corrosiva della societa` borghese liberale. |