in questo suo ultimo libro edgar morin, uno dei pensatori piu` apprezzati del nostro tempo, racconta i filosofi che hanno contribuito a formare il suo pensiero: eraclito, montaigne, pascal, spinoza, rousseau, hegel, marx, freud, jung, heidegger, piaget, von foerster. oltre che dei filosofi veri e propri, morin parla con acume, vivacita` e passione degli altri fari che lo hanno illuminato: da dostoevskij a proust, da illich a beethoven, per arrivare fino a gesu` e buddha. per morin l`uomo e` non solo sapiens, ma anche demens; non solo faber, ma anche ludens; di qui la necessita` di ripensare la condizione umana scardinando i presupposti cartesiani disgiuntivi corpo-mente, natura-cultura, emozioni-intelletto, mente-corpo, in una dialogica fatta al tempo stesso della distinzione e dell`unione delle due polarita`. l`autore ci invita a riconoscere la barbarie autoriflessivamente, autocriticamente, ci esorta a ravvisare i nostri demoni non solo proiettati all`esterno delle nostre esistenze soggettive, ma anche e soprattutto nelle caverne piu` riposte delle nostre anime. la vocazione incomprimibile a connettere quel che le forze della separazione tendono a frammentare ha indotto morin a un dialogo serrato con i numerosi filosofi incontrati lungo il cammino, "palombi fraterni, che non ci hanno visti", come li chiama nel capitolo dedicato a proust, in una scommessa inesaurita sulla convivialita`, la fraternita`, la partecipazione alla comunita` di destino. prefazione di sergio manghi. |