"era inverno; la notte era molto buia; l`aria straordinariamente limpida e pungente, addolcita dal profumo delle foreste. in lontananza si poteva sentire il fiume che si contendeva il passaggio con il ghiaccio e le rocce: si intravedevano poche luci, irregolarmente sparse nell`oscurita`, ma cosi distanti da non intaccare la sensazione di solitudine assoluta. le condizioni perfette per dare vita a una storia... `vieni`, dissi al mio motore interiore, `inventiamo un racconto, una storia che attraversi molti anni e paesi, che parli di mare e di terra, luoghi selvaggi e civilizzati...`". cosi` robert louis stevenson (edimburgo 1850-vailima 1894) racconta la genesi del "master of ballantrae". e la descrizione di una magica illuminazione affabulatoria che lo coglie una sera d`inverno nella sua casa sul lago saranac, nello stato di new york. li`, nel dicembre del 1887, inizia a scrivere il romanzo che finira` due anni dopo, a bordo dello yacht casco, nei mari della polinesia. dunque, effettivamente, ballantrae attraversa mari e terre, luoghi selvaggi e civilizzati. e passato e presente, perche` la vicenda ha inizio in scozia (con un ricordo delle storie di quelle terre) e termina nella wilderness americana (con i paesaggi del presente dello scrittore). e attraversa, impregnandosene, anche l`incubo ricorrente di stevenson: l`ansia del doppio, dell`antagonista interno, dell`alter ego del quale non ci si puo` liberare. |