menta, lavanda, lattuga, prezzemolo, funghi, rose, frutti di bosco... la natura non smette di stupirci e sommergerci di doni, pronti per essere colti, divorati con gli occhi e trasformati con amore in pietanze sopraffine, da condividere con coloro che amiamo. niente nomi scientifici, ma una festa di profumi, colori, polpe e consistenze che alina reyes attinge intatti al ricordo del giardino incantato della propria infanzia e ritrova nei vagabondaggi solitari per i boschi dei pirenei, dove da adulta ha acquistato un fienile in cui si rifugia durante le vacanze. a unire frammenti e schegge di memoria intrisi di stupore e di una solare sensualita`, e` una meditazione sul momento della raccolta e l`atto del "raccogliere", per certi versi crudele, perche` implica il sacrificio di quel che ci viene offerto, eppure fondamentale, perche` nel grande ciclo della natura, di cui siamo parte alla stregua di piante e animali, e` solo a partire dalla morte che puo` ricrearsi la vita, e con la vita la bellezza. raccogliere diventa allora quasi un dovere, oltre che una magnifica opportunita`, perche` "tutto cio` che non si raccoglie marcisce, di conseguenza un po` di gioia va persa", e poco importa se non possediamo un giardino o un fienile in montagna: bastano occhi per vedere e la capacita` di ricevere e custodire immagini, volti, parole. |