"i piu` alti spiriti, se cosi` vogliamo chiamarli, sono stati misantropi" osserva sgalambro in questo suo ultimo libro. "l`idea" infatti "e` raggiungibile solo in uno stato di misantropia. il misantropo non vede piu` l`uomo, la cui carne detesta, ma l`idea dell`uomo". scortato da questo presupposto, il filosofo prosegue qui il suo cammino solitario attraverso una filza di brevi trattati: da quello che da` il titolo al volume a teoria del delinquente ("in realta` il delinquente rappresenta l`essere di cui si parla, nei palazzi del sapere, in maniera altisonante"); da moraletta sulla teologia, "apologia del teologo, ma del teologo infedele", a intransigenza e clownerie del saggista, sorta di autoritratto filosofico-letterario; da dialoghetto tra epicuro e colote, che dietro l`apparenza del divertissement offre una purissima gemma speculativa, al vibrante ii discepolo ("nessuno deve entrare in una filosofia se non e` disposto, almeno come possibilita`, a non lasciarla per tutta la vita"), a de gubernatione, che delinea una critica del governare: "non ci puo` essere offerta politica se non per coloro che non hanno niente, e che quindi non possono `rappresentarsi` da se`". |