una volta, c`era la banana: non il frutto amato dai bambini, bensi` l`acconciatura arrotolata che proprio i bimbi subivano e detestavano ma che veniva considerata imprescindibile dai loro genitori. i quali, per bere un buon espresso, dovevano entrare al bar e chiedere un "caffe` caffe`", altrimenti si sarebbero trovati a sorbire un caffe` d`orzo. una volta, per scrivere, non c`erano sms o e-mail, ma si doveva dichiarare guerra ai pennini e uscire da scuola imbrattati d`inchiostro da capo a piedi. una volta, si poteva andare dal tabacchino, comprare una sigaretta - una sola - e fumarsela dove meglio pareva: non c`erano divieti, e i non fumatori erano una gran brutta razza. una volta, i bambini non cambiavano guardaroba a ogni stagione, andavano in giro con le braghe corte anche d`inverno e - per assurdo contrappasso - col costume di lana d`estate. una volta, la playstation non c`era, si giocava tutto il giorno per strada e forse ci si divertiva anche di piu`. una volta, al cinema pioveva... con un poco di nostalgia, ma soprattutto con la poesia e l`ironia della sua prosa, francesco guccini posa il suo sguardo sornione su oggetti, situazioni, emozioni di un passato che e` di ciascuno di noi, ma che rischia di andare perduto, sepolto nella soffitta del tempo insieme al telefono di bachelite e alla pompetta del flit. un viaggio nella vita di ieri che si legge come un romanzo: per scoprire che l`archeologia "vicina" di noi stessi ci commuove, ci diverte, parla di come siamo diventati. |