"la montagna, piu` che un luogo geografico, e` un`esperienza: quella di un mondo potente nella sua resistenza a certe pazze vertigini della modernita`, ma assolutamente marginale". e proprio come la montagna sono marginali e potenti le figure che l`hanno abitata, e che abitano questo libro. sono le donne lupo, capaci di "affrontare a viso aperto il grave del mondo". sono balenghe, diverse, eccentriche, "tutte falciate dalla stessa sentenza di emarginazione, servite alla comunita` per mettere in scena sempre lo stesso canovaccio". eppure, forse proprio per questo, cariche di un`oscura forza leggendaria. una ricercatrice s`inoltra per le valli piemontesi facendo interviste con il suo registratore. le hanno parlato di una donna, la fenisia, che vive isolata nel paese piccolo, vicino al vecchio cimitero e` lei la memoria di quei posti. e nata nel novembre del 1928, non ha mai vissuto altrove e "il lavoro della sua famiglia e` sempre stato quello del sotterramorti". comincia cosi` il rapporto tra la scrittrice e l`anziana donna e, scabro e incalzante, si dipana il racconto di una vita da cui emergono figure femminili impossibili da dimenticare: la madre ghiti`n, la nonna malvina, la bionda cugina grisa, "un bisqui di settebellezze", rinchiusa in manicomio per aver osato ribellarsi a un padre violento. "agli uomini il sudore e alle donne il dolore", la vita in valle e` sempre stata durissima, specie per chi ha la sfortuna di nascere femmina. |