in questa ultima raccolta di auden, scritta nel 1972 e uscita postuma due anni piu` tardi, il poeta creatore della poesia degli anni trenta, passato per la germania agli albori del nazismo, la spagna della guerra civile e la cina in fermento, quasi fuggito oltreoceano alla vigilia della seconda guerra mondiale, diventato cittadino americano e convertitosi al cristianesimo, pendolare poi per tante stagioni fra ischia e gli stati uniti, residente a lungo in austria -, torna a quella oxford da dove era partito. e qui il vecchio narciso, "finalmente libero dalla brama di altri corpi", con le sue carni ormai "quasi femminili", ringrazia anzitutto la nebbia - "sorella immacolata" dello smog (conosciuto fin troppo bene a new york), "acerrima nemica della fretta" -, che dal suo cottage del christ church college ha avuto modo di riscoprire, apprezzandone di nuovo l`ovattata bellezza; scrive albate e notturni per gli amici, un discorso agli animali e un`ode al diencefalo, usa con disinvoltura sovrana metri, rime, misure, strofe e schemi d`ogni forma e sorta, parole desuete e tecnicismi, toni, registri e accenti i piu` disparati. poi torna a ringraziare i poeti suoi maestri nell`arco di una vita: hardy, frost, yeats, graves, brecht, per terminare con grazio e goethe. |