la morte come realizzazione perfetta della vita, e` la chiave scelta da baroncelli, in questi fulminanti microracconti, per rievocare le circostanze pratiche e spirituali del trapassare di altrettanti protagonisti della storia, della mente, della cultura, della memoria personale e collettiva. sono quindi tanatografie, per cosi` dire, o biografie ironiche, colte, capziose, prese da un particolare della vita, come una tela si prende da un lembo, che nel caso e` la morte; e anche quando questa e` tanto oscura o luminosa quanto un personaggio e` stato brillante o opaco, la morte si offre comunque, nel racconto, come un`impossibile chiarificazione. perche` ci interpella, riuscendo a opporre sempre il suo abissale punto interrogativo. da agrippa a mae west, passando per centinaia e centinaia di ombre persistenti nell`immaginazione; schierate per voci: cari agli de`i, cuori infranti, di cosa ?, di freddo, di gioia, di spada, di un male, fantasmi, eccetera fino a vecchi. ci vengono incontro, sono infatti i morti, pensa baroncelli, a evocare noi. |