per l`uomo di oggi, che non spera piu` nella salvezza alla fine dei tempi ma ha davanti a se` un tempo senza fine, navigare in mare aperto sembra ormai diventato l`unico modo di vivere. ma quale rotta seguire, dopo il tramonto di ogni certezza e il declino della tradizione giudaico-cristiana in occidente, due segni distintivi della nostra epoca? al termine di un lungo e originale itinerario di riflessione sulla modernita`, salvatore natoli analizza le varie forme del fare (il lavoro, innanzitutto, ma anche il consumo, il progresso, il rischio) e il loro rapporto con quello che dovrebbe essere il vero obiettivo di ogni essere umano: un buon uso del mondo. partendo dalla distinzione aristotelica tra "agire" (dare un senso alle proprie azioni) e "fare" (eseguire un compito), l`autore si chiede quanto, nella nostra frenetica attivita` quotidiana, siamo "agenti", soggetti capaci di realizzarsi in cio` che fanno, e quanto invece siamo "agiti", elementi impersonali di una serie causale e anonima di cui non si vede ne` l`inizio ne` la fine. per essere titolari della propria vita, e quindi davvero liberi, non basta infatti conformarsi a cio` che l`organizzazione sociale richiede, ma occorre istituire un rapporto autentico con il proprio desiderio, con la propria corporeita` e con gli altri. cosi`, nella societa` delle abilita`, della tecnica e del saper fare, si ripropone in tutta la sua urgenza la questione delle virtu`, intese come "abilita` a esistere", in grado di darci stabilita` e consistenza. |