il gioco puo` essere un argomento della letteratura, la stessa letteratura puo` essere occasione e campo di gioco (come in italia e` accaduto soprattutto a dante alighieri). ma il gioco puo` essere anche un modo di intendere la letteratura: ci sono scrittori che hanno un`idea giocosa della letteratura, a diversi gradi di giocosita`. vengono subito in mente i "manierismi letterari", la "poesia artificiosa", l`oulipo; ma stefano bartezzaghi ha deciso con questo libro di dedicarsi non tanto a coloro che mettono in bella evidenza l`intento giocoso della letteratura, ma a quegli scrittori che usano il gioco per invitare il lettore a una relazione piu` appassionata, piu` coinvolgente e alla fine (con tutte le astuzie, i depistaggi, gli inganni consentiti - e benedetti - in letteratura) piu` diretta di quella assicurata dall`ordinaria amministrazione narrativa e poetica. e cosi`, accanto a capitoli dedicati agli autori che ci aspetteremmo (calvino, nabokov, queneau), troviamo convocati dante, proust, arbasino, celati, pontiggia, delillo (ma anche john cage, alighiero boetti e roland barthes...): idealmente, troviamo tutti coloro che sanno esercitarsi con liberta` e fantasia quando scrivono la loro arte. tutti quegli scrittori convinti, come il don delillo di underworld, che "il gioco non cambia il modo in cui dormi o ti lavi la faccia o mangi. non ti cambia nient`altro che la vita". |